giovedì 23 dicembre 2010

A SCUOLA CON LO CHEF




MARINA DI PULSANO,
A scuola con lo chef. O se volete, la scuola incontra lo chef. E’ l’esperienza vissuta dalle classi quarte del plesso scolastico “De Gasperi” di San Giorgio Jonico, appartenente al 1° Circolo Didattico “Maria Pia”. Oltre cinquanta alunni, nell’ambito di un progetto educativo sull’alimentazione e sulla splendida storia locale ,hanno incontrato le figure importanti del noto ristorante “Il Grillo” sulla litoranea jonico-salentina. Gli alunni sono stati ospitati dal presidente dei ristoratori della Confcommercio, Giampiero Laterza che ha tenuto una vera e propria lezione frontale partendo dalla storia millenaria di un chicco di grano. E’ la storiella di un chicco di grano che 2000 anni fa, al tempo dei romani,per ogni tre seminato ne raccoglievano tre. Con il trascorrere del tempo le cose sono cambiate e grazie alla tecnologia la proporzione è “lievitata”, per ogni chicco oggi se ne raccolgono trenta! Ma cosi ci fanno degli studenti cosi piccoli, sebbene curiosi e intelligenti,in una sala da ristorante con una squadra di esperti a loro disposizione? E’ stata l’occasione che si rende anche facile imitazione per portare avanti la passione e l’amore per i prodotti della nostra terra, nel tentativo di cambiare una mentalità sovente “mordi e fuggi” e poco concentrata sul valore della storia, della tradizione e della qualità abbinate a parole come turismo, economia,cucina, arte culinaria. Queste ultime parole sembrano troppo grosse per bambini non ancora di dieci anni,ma chi ben inizia…E cosi come “parabola” perfetta, la storia del grano diventa immagine di quello che potrebbe essere:nella famiglia dei cereali, è in buona compagnia al riso, al granturco, alla segale,all’orzo e all’avena. C’è il grano… “piantagrane”, quello forzuto, il cosiddetto grano duro e c’è il più debole… il grano tenero. Il grano macinato diventa farina accanto al cui nome spesso compaiono alcuni zeri,uno oppure due. La farina è anche integrale, tutte ovvietà, si potrebbe pensare, non per una categoria e anche un po’ mangiona come quella dei bambini. Glutine ,prima ancora gliadine e glutinine,sono state le altre parole magiche usate da Giampiero Laterza che ha avuto anche il merito di spiegare ai piccoli chef, la celiachia e i suoi effetti, l’attenzione che vi bisogna prestare,la possibilità anche di chiedere un menù speciale per coloro che devono evitare il glutine. E la parabola si è arricchita anche del termine “lievito”,piccolissimi funghi unicellulari, i più noti sono i saccaromiceti. Si arriva al pane, puntualmente assaggiato al termine della insolita lezione, rigorosamente “bagnato” con olio extravergine di oliva.”Lo sapete che i pani più famosi in tutto il mondo sono pugliesi? Quello di Altamura che ha il marchio Dop e quello di Laterza?” Sono stati spiegati i piccoli “trucchi” per distinguere il pane di Laterza originale dalle probabili imitazioni. Entrati in campo lo chef e il pasticcere, l’acquolina in bocca ha lasciato il posto alla focaccia e ad alcuni dolci. La lezione è servita! La speranza di un cambiamento del nostro territorio passa anche da queste parti.

martedì 24 agosto 2010

Trovata la reggia di Ulisse dal Corsera del 24.8.2010

Archeologia - Un'équipe di un'università greca è al lavoro da sedici anni
«Trovata la reggia di Ulisse
Omero aveva ragione»
A Itaca ceramiche e i resti di un palazzo di origine micenea
Archeologia - Un'équipe di un'università greca è al lavoro da sedici anni


A Itaca ceramiche e i resti di un palazzo di origine micenea



Busto di Omero dei musei capitolini (Ansa)
F orse sarebbe più onesto chiamarlo «palazzo di Penelope», visto che Ulisse, tra guerre, viaggi, necessarie furbizie e dispettose avversioni degli dei, in quella casa c'è stato davvero poco: ma comunque le si chiami, le tracce di un edificio di epoca micenea, scoperte a Itaca da un gruppo di archeologi greci, sono una notizia destinata a restituire la luce che merita a tanti anni di lavoro oscuro di questi studiosi. Protagonista della scoperta è il professor Athanasios Papadopoulos, dell'università di Ioannina, che da sedici anni scava con la sua équipe nell'isola ionica, sulle tracce della reggia descritta da Omero. Il ritrovamento è avvenuto a Exogi, una località nel nord dell'isola: qui sono emerse le strutture di un edificio a tre livelli. Gli elementi che porterebbero a identificarlo come la reggia del figlio di Laerte sono sostanzialmente tre: la forma, riconducibile ad altri palazzi micenei, con scale scavate nella roccia; frammenti di ceramiche della stessa epoca (le prime notizie parlano di porcellane, ma è probabile che si tratti di un errore di traduzione, visto che la porcellana è di molto posteriore); una fontana, che gli archeologi hanno potuto datare al XIII secolo avanti Cristo, cioè l'epoca in cui sarebbe vissuto Ulisse.


Papadopoulos - secondo quanto riporta l'agenzia Ansa da Atene - ha spiegato che il palazzo è simile per dimensioni e struttura a quelli già attribuiti ad Agamennone, Menelao o Nestore a Micene, Pellana, Pilos, Tirinto. L'ultima scoperta simile è del 2006 quando il professor Yannos Lolos riportò alla luce a Salamina il palazzo che sarebbe stato di Aiace Telamonio. E sempre a Itaca alcuni anni fa Papadopoulos e la sua collega Litsa Kontorli avevano scoperto una tavoletta con incisa una scena dell'Odissea: Ulisse legato all'albero della sua nave per resistere al canto delle sirene. Già allora i due archeologi avevano annunciato di «essere vicini» alla scoperta del palazzo dove Ulisse dovette sterminare i Proci.
La notizia ha rinnovato l'emozione che segue ogni ritrovamento sulle tracce della storia omerica, a cominciare dalla scoperta di Troia ad opera di Schliemann. «Quel che conta è il ritrovamento di un edificio di epoca micenea - conferma Andrea Carandini, che da anni scava il Palatino a Roma - e la datazione della fontana può aiutare a definire il contesto. Se poi lo si pospone nel mito dell'Odissea è facile farlo diventare il palazzo di Ulisse». «Che si scavi sull'ispirazione di Omero è comprensibile - aggiunge Adriano La Regina, per decenni sovrintendente archeologico a Roma - ma ora la notizia importante è proprio l'edificio, così come è successo per la reggia di Nestore a Pilos. Che si tratti di Ulisse o no interessa fino a un certo punto, ora sappiamo che a Itaca c'era un re miceneo. E spero che si trovi anche l'archivio: tavolette importantissime in scrittura micenea che oggi siamo in grado di decifrare e che possono dare informazioni preziose».


Al collegamento tra i ritrovamenti archeologici e i poemi omerici del VII secolo, presta più attenzione lo storico Luciano Canfora: «Noi abbiamo un'idea riduttiva dell'epos di Omero, come mero ricettacolo di racconti leggendari. Ma la storicità della vicenda, dall'assedio di Troia alla figura di Agamennone, la spedizione dei principi greci e i loro tormentatissimi ritorni, non sono discutibili. L'archeologia cerca qualcosa che forse c'è stato, pur tra colpi di fortuna ed equivoci. Non è come cercare la Sindone. E Omero - insiste Canfora - non è un poeta. Lui ci offre un racconto storico scritto in esametri, perché quella era l'unica forma di comunicazione».
L'unico deluso dal ritrovamento di Papadopulos dev'essere Robert Bittlestone, imprenditore inglese amante dell'antichità, che qualche anno fa s'era convinto che la vera Itaca non fosse affatto l'isoletta che ancora oggi porta quel nome. Per lui la vera Itaca col passare dei millenni s'era trasformata nella penisola di Paliki sulla costa nordoccidentale della vicina Cefalonia e per dimostrarlo aveva profuso molte energie e sofisticate fotografie satellitari. Ma forse a Ulisse (e a Penelope) questo ennesimo cambiar casa non era piaciuto.


Paolo Fallai
24 agosto 2010
© RIPRODUZIONE RISERVATA

mercoledì 4 agosto 2010

IL SOLE SI STA RISVEGLIANDO(Da IL MESSAGGERO)

Astronomia, il Sole si sta svegliando
Grande attesa per aurore spettacolari
Sulla superficie del Sole sono state osservate eruzioni
Quando una di queste eruzioni raggiunge la Terra genera aurore



ROMA (03 agosto) - Il Sole si sta risvegliando e sulla Terra sono attese per domani spettacolari aurore, forse le più colorate e brillanti degli ultimi anni. Dopo un lungo sonno infatti sembra che l'attività della nostra stella sia ricominciata. Sulla sua superficie sono state osservate eruzioni solari con plasma (ovvero particelle cariche elettricamente) scagliato nello spazio interplanetario. Questa nube di particelle sta facendo rotta sulla Terra e quando arriverà, secondo gli esperti fra stanotte e domani, potrebbe dare luogo ad aurore di rara bellezza.

Per vederle, secondo gli esperti, non occorre andare ai poli, questi straordinari bagliori del cielo, per la loro intensità potrebbero essere visti anche dal Nord America e Nord Europa. Le eruzioni solari, visibili in alcune immagini e in un video diffusi dalla Nasa, sono state riprese dall'osservatorio spaziale solare della Nasa Solar Dynamics Observatory (SDO).

Quando una di queste eruzioni raggiunge la Terra, spiegano gli esperti, interagisce con le particelle del campo magnetico terrestre generando tempeste geomagnetiche e spettacolari esibizioni di luci colorate che vanno dal rosso al blu: le aurore, normalmente osservabili dalle regioni polari. L'attività solare è ciclica, dura circa undici anni, l'ultimo massimo solare è avvenuto nel 2001, questa eruzione è uno dei primi segnali, secondo gli scienziati, che il Sole si sta svegliando e sta andando verso un altro massimo solare.

domenica 25 luglio 2010

da CORSERA/IL VIAGGIO NEL TEMPO

La chiave nella fisica quantistica. Possibili applicazioni per i computer del futuro
Si avvicina il sogno più antico
«Possibile viaggiare nel tempo»
Una nuova teoria prevede il «teletrasporto»
all’indietro di particelle alla condizione originaria
La chiave nella fisica quantistica. Possibili applicazioni per i computer del futuro

Si avvicina il sogno più antico
«Possibile viaggiare nel tempo»

Una nuova teoria prevede il «teletrasporto»
all’indietro di particelle alla condizione originaria

MILANO — I viaggi nel tempo colpiscono di nuovo la mente degli scienziati che cercano, soprattutto attraverso la nuova fisica, di trovare risposte; almeno teoriche si intende. A intrigarli di più, per certi aspetti, sembrano essere i balzi del passato, forse sedotti da Mark Twain che aveva voluto compiere un viaggio nel Medioevo con il suo Un americano alla corte di re Artù. Per i ricercatori, in tal caso comunque, non si tratta di un vuoto, seppur affascinante, esercizio di fantasia. Seth Lloyd del Mit di Boston alla guida di un gruppo internazionale di studiosi che include pure due italiani (Lorenzo Maccone e Vittorio Giovannetti), ha dimostrato con una sofisticata ma corretta spiegazione come in effetti una viaggio a ritroso nel tempo sarebbe affrontabile.


I protagonisti
Rispetto a molti altri tentativi teorici sin qui compiuti, Lloyd aggiunge maggior credibilità perché fa ricorso a un «effetto» prima ignorato. Vediamo come. Egli parte dal teletrasporto, ben noto ai più grazie a Star Trek dove le persone sono trasferite da un luogo all’altro istantaneamente (in laboratorio, comunque, qualche fotone è già stato teletrasportato) e dalla meccanica quantistica. Ma il trucco sta nel far intervenire l'«effetto di postselezione» che, semplificando, è un modo diverso di giocare le carte a disposizione. Grazie ad esso solo le particelle che sono state teletrasportate potrebbero essere riportate indietro nella condizione originaria, facendo così compiere un viaggio a ritroso pure nel tempo.

Il ricorso allo strano «effetto» permette agli scienziati alcuni vantaggi come far entrare in scena la gravità senza però incorrere nei problemi posti dai viaggi temporali ipotizzati finora legati alla teoria della relatività. In tal caso si richiedeva una ben più ardua deformazione sia dello spazio che del tempo. In secondo luogo aggira un paradosso molto famoso noto come il «paradosso del nonno», in cui si immagina di tornare nel passato e di uccidere il nonno e ciò, appunto, è paradossale perché impedirebbe la nascita dell'assassino.

Ma il nuovo tentativo teorico finalizzato ad immaginare una macchina del tempo nasconde, in realtà, un valore aggiunto forse ancora più affascinante e che rappresenta la grande sfida che da decenni, almeno dall’epoca di Einstein, tortura i fisici. È il sogno di unire insieme la meccanica quantistica e le leggi della relatività per arrivare all'ambitissima «teoria del tutto», vale a dire ad un'unica, semplice, legge universale che unifica tutte le altre semplificando la descrizione del mondo.

Oltre all'eccitante frontiera della conoscenza c'è inoltre un intento più concreto. L'effetto di post-selezione impiegato dal professor Lloyd è alla base delle ricerche sul computer quantistico di cui si incominciano a intravedere all'orizzonte alcune possibilità e che quando si materializzerà sconvolgerà di nuovo la nostra vita. Simile prospettiva informatica, ovviamente, non era stata considerata nella Macchina del tempo che H.G. Wells scriveva nel 1885 per farci viaggiare nel futuro portandoci sino all'anno 802.701. Ma paradossalmente, se l'«effetto post-selezione» del professor Lloyd funzionasse davvero aprirebbe entrambe le porte, quelle del passato e del futuro. Ce n'è abbastanza, intanto, per far correre la fantasia.


Giovanni Caprara
25 luglio 2010

lunedì 21 giugno 2010

GLI EGIZIANI CONTINUANO A STUPIRE

ARCHEOLOGIA
Ritrovata Avaris, città egizia di oltre 3.500 anni fa
Sotto al delta del Nilo un team di archeologi austriaci
ha scoperto i resti di una città che fu la capitale della popolazione Hyksos, una popolazione nomade asiatica
ARCHEOLOGIA

Ritrovata Avaris, città egizia di oltre 3.500 anni fa

Sotto al delta del Nilo un team di archeologi austriaci
ha scoperto i resti di una città che fu la capitale della popolazione Hyksos, una popolazione nomade asiatica


La mappa satellitare di Avaris, città egizia scoperta da archeologi austriaci
MILANO – Avaris fu, circa 1.500 anni prima di Cristo, la capitale egiziana del popolo Hyksos (il cui nome significa «sovrani dei Paesi stranieri»), stirpe nomade asiatica che discese in Egitto al termine del Medio Regno, per governarvi dal 1664 al 1569 a.C.. Ora una missione archeologica austriaca ha localizzato alcuni resti di questa città nei pressi del villaggio di Tell El-Dab'a, nella regione nord orientale del delta del Nilo.

LA SCOPERTA – È una scoperta importante per gli archeologi di tutto il mondo. Il team austriaco è presente nell’area già da 35 anni: i primi studi per ritrovare Avartis furono avviati nel 1975. Come ha raccontato l’archeologa a capo della cordata Irene Mueller, grazie all’uso del radar il suo gruppo di studiosi ha potuto identificare la struttura urbanistica di Avaris, e riconoscere diverse vie, costruzioni, abitazioni, templi, un porto affacciato sul Nilo, due isole sommerse, pozzi di diverse dimensioni. Il tutto sotto a una zona particolarmente ricca di verde e coltivazioni, come è possibile vedere nelle immagini da satellite in cui viene sovrapposta l’attuale conformazione fisica del territorio all’estensione della vecchia capitale egizia. Proprio per via delle molte abitazioni e aree agricole presenti oggi nella zona, è difficile fare scavi per portare alla luce gli antichi resti.

GLI HYKSOS – A governare questa capitale egizia fu una popolazione che arrivò sul delta del Nilo dall’Asia, gli Hyksos. Veneratori del dio Seth, cui edificarono un tempio ad Avartis, erano composti da semiti e cananei. Da questa città questi nomadi si spostarono poi verso Menfi, ma non governarono mai oltre il Medio Egitto. Furono molti gli scambi con altre popolazioni, negli scritti si trovano infatti tracce dei loro rapporti con Creta, l’Anatolia, le isole dell’Egeo. Come già facevano i faraoni, anche gli Hyksos usavano incidere i propri nomi sugli scarabei (considerati animali sacri) poi collocati tra i bendaggi delle mummie. È grazie a loro che in Egitto si iniziarono a usare i cavalli come animali da traino, e i carri per combattere in guerra.

Eva Perasso
21 giugno 2010
© RIPRODUZIONE RISERVATA

giovedì 15 aprile 2010

FEDERICO II A...CAROSINO

Carosino,
Federico II “sbarca” a Carosino. Lo fa con una singolare ed educativa esperienza dell'associazione Lab Lib, vincitrice del bando regionale "Principi Attivi-Giovani Idee per una Puglia Migliore" che ha organizzato due giornate, eventi conclusivi del Laboratorio di Lettura Animata tenuto da Lucia Frascella nell'ambito del Progetto CAETE (Cittadinanza Attiva E Territorio).
In particolare domani pomeriggio,venerdi 16 aprile alle ore 16:00 presso la sede di via Carosino,73/A nei pressi della sede municipale, i bambini che hanno partecipato e letto il libro “Sognando Federico”incontreranno la stessa autrice e illustratrice Irina Hale .L'artista imbastirà un laboratorio didattico di animazione alla lettura. Irina Hale è nata a Londra da madre russa e padre irlandese e vive oggi fra i trulli della Valle d'Itria.
Donna e artista aperta al mondo ha soggiornato a Roma, Parigi e in India.Illustratrice, ha pubblicato più di 15 volumi per le migliori case editrici di narrativa per l'infanzia in Inghilterra e Usa.Dal '92 lavora con il teatro delle ombre creando spettacoli e dando vita a laboratori didattici. Il suo sogno é fare disegni animati.Fra le molte attività, cura il suo orto biologico e accudisce molti animali. Dal 2002 é in contatto con Rawa e nel 2003 é stata in delegazione in Afghanistan con l'obbiettivo di creare laboratori creativi per i bambini.Sabato 17 aprile alle ore 19 ci sarà l'animazione della storia narrata dal libro 'Sognando Federico' ad opera dei bambini che hanno partecipato al laboratorio. L'animazione è frutto del lavoro che i bambini hanno svolto; partendo dal testo hanno creato delle sagome che rappresentano i personaggi del libro utilizzando varie tecnicheartistiche.
Hanno così messo in piedi un piccolo spettacolo di burattini che narra le vicende di Federico II di Svevia.L’iniziativa è allargata anche a bambini e famiglie che non hanno preso parte al Laboratorio previa la richiesta di partecipazione.

lunedì 15 marzo 2010

IL SOVRAPPESO DEI RAGAZZI(DAL CORSERA)


MILANO - Non sono solo gli adulti a soffrire di mal di schiena quando mettono su qualche chilo di troppo: anche nei più giovani l’indice di massa corporea, che correla peso e altezza ed è indice di sovrappeso e obesità, si associa ad anomalie della colonna spinale, e in particolare a lesioni dei dischi intervertebrali. Lo ha dimostrato Judah G. Burns, neuroradiologo del Children's Hospital at Montefiore di New York, presentando i risultati del suo lavoro al congresso annuale della Radiological Society of North America di Chicago.

LA RICERCA - «È la prima volta che si accerta un legame tra il sovrappeso dei ragazzi e la frequenza di discopatia» ha dichiarato Burns, che per giungere alle sue conclusioni ha esaminato le risonanze magnetiche di quasi 190 ragazzini tra i 12 e i 20 anni, sottoposti all’esame per un mal di schiena persistente. «In più della metà dei casi» riferisce il neuroradiologo newyorchese, «l’indagine mostrava anomalie della colonna, soprattutto a livello dei dischi intervertebrali, i cuscinetti fibrocartilaginei che separano le vertebre tra loro». Per un centinaio di questi ragazzi le cartelle riportavano anche peso e altezza: è stato facile quindi calcolare il loro indice di massa corporea, pari appunto al peso espresso in chilogrammi, diviso per l’altezza in metri elevata al quadrato.

IL PESO - «Abbiamo così potuto suddividere gli adolescenti in diverse fasce, caratterizzate da livelli crescenti di indice di massa corporea, da quelli sottopeso a quelli francamente obesi» spiega Burns, «e verificare la frequenza dei danni alla colonna nei vari gruppi». La frequenza di alterazioni alla spina dorsale tra gli obesi era quasi il doppio che tra i più magri: immagini anomale alla risonanza si ritrovavano infatti nel 68,5 per cento dei ragazzi con l’indice di massa corporea più elevato e nel 36,4 per cento di quelli con peso normale o sotto la media per la loro età.

IN ITALIA - «Va detto che in Italia, anche se il sovrappeso e l’obesità tra gli adolescenti sono in aumento, non si raggiunge di certo né la frequenza né in genere la gravità dei casi di oltreoceano» commenta Giuseppe Biancardi, responsabile dell’Unità di ortopedia pediatrica dell’Istituto Galeazzi di Milano. Nel gruppo preso in considerazione dai ricercatori newyorchesi, per esempio, più della metà dei ragazzi col mal di schiena avevano un indice di massa corporea di molto superiore alla media. «Da noi questi casi non sono la norma, più spesso si osserva un semplice sovrappeso» aggiunge l’esperto, che continua: «Per questo, probabilmente, non osserviamo un’associazione così forte con il mal di schiena, che invece è fuori di discussione tra gli adulti, quando aumentano di peso per varie ragioni. Per esempio, è tipico delle donne in gravidanza». Non stupisce invece l’ortopedico milanese il fatto che sotto un sintomo tutto sommato banale si possano nascondere anomalie alla colonna vertebrale, e non solo una semplice contrattura muscolare: «Se il mal di schiena non passa in una settimana, dieci giorni, conviene senz’altro cercare di accertarne la causa». Anche se a lamentarsene è un ragazzino.

Roberta Villa
15 marzo 2010

giovedì 11 febbraio 2010

Non tagliate il fantabosco»

Non tagliate il fantabosco»
Il web si mobilita per la Melevisione
Viale Mazzini vorrebbe eliminare le trasmissioni per ragazzi da Rai Tre. I fan in rivolta


Viale Mazzini vorrebbe eliminare le trasmissioni per ragazzi da Rai Tre. I fan in rivolta


Lupo Lucio, uno dei beniamini dei giovani fan della «Melevisione»
Non tagliate il fantabosco. I fan di Milo Cotogno e degli altri protagonisti della Melevisione si mobilitano su Facebook per chiedere alla Rai di non eliminare dal palinsesto pomeridiano di Raitre la programmazione per bambini. Qualcuno ricorda la spensieratezza dei pomeriggi passati davanti alla tv, altri, più duri, minacciano di non pagare più il canone Rai, che «spende milioni di euro per i cachet delle star di Sanremo e poi taglia la programmazione di qualità per i più piccoli». Molti stanno subissando di e-mail l'ufficio stampa della Rai e il centro di produzione di Torino, dove i programmi vengono realizzati.

A Viale Mazzini la scelta di eliminare le trasmissioni per ragazzi da Rai Tre, resa nota negli scorsi giorni, è maturata in nome di una strategia aziendale che punta a trasferire sulla piattaforma digitale terrestre, dove la Rai ha già due canali dedicati al pubblico più giovane (RaiGulp! e Rai Yoyo), le trasmissioni destinate ai bambini e a valorizzare meglio la fascia pomeridiana della terza rete, che per quanto riguarda lo share è una delle più deboli dell'intera programmazione. Di fatto, però, il pomeriggio di Rai Tre è una sorta di isola nel palinsesto pomeridiano della Rai, ormai appannaggio di talk show e infotainment, più remunerativi in termini di ascolti e pubblicità.

Oltre alla Melevisione, saranno cancellati altri programmi storici, come il GTRagazzi e Trebisonda. Da Raitre spariranno anche Il Gran Concerto, trasmissione di musica destinata ai più piccoli, e i programmi del week end come Il videogiornale del Fantabosco e Mamme in blog. Tutti programmi made in Rai, realizzati al centro di produzione di Torino, specializzatosi in questi anni nel settore della televisione per l'infanzia. «La decisione mi è stata comunicata dall'azienda circa un mese fa» spiega Mussi Bollini, capostruttura di Rai Tre per i programmi di bambini e ragazzi. «Non c'è nessuna certezza riguardo la ricollocazione dei programmi sul digitale terrestre: il pericolo è che la Rai disperda il lavoro di anni, in cui è riuscita a dare un'identità di qualità ai programmi per bambini, intesi come tali, e non come mini-divi che partecipano ad una gara di canto o di ballo» continua la Bollini, che in Rai si occupa di ragazzi da quasi 30 anni, contribuendo ad ideare trasmissioni di successo come Big! e Solletico. «Stiamo ricevendo tantissime e-mail di solidarietà da genitori e bambini, ma non so nemmeno a chi mandarle in Rai» conclude sconsolata.

L'azienda, dal canto suo, fa sapere che finanzierà con nuovi investimenti la tv per ragazzi e che il centro di produzione di Torino non è in pericolo, ma sarà coinvolto nelle nuove iniziative. «Di sicuro la Rai continuerà a fare programmi per l'infanzia, bisogna vedere se verranno mantenute le produzioni attuali, o nasceranno di nuove» dicono dall'ufficio stampa. Il Lupo Lucio, insomma, con buona pace dei fan di Facebook, è a serio rischio estinzione.

Elvira Pollina
11 febbraio 2010
© RIPRODUZIONE RISERVATA

domenica 24 gennaio 2010

L'ACQUEDOTTO DI TRAIANO (DAL CORRIERE DELLA SERA)

A FOSSO DELLA FIORA (BRACCIANO)
Scoperta la sorgente
dell'acquedotto di Traiano
Due documentaristi inglesi, Michael e Ted O'Neill si sono imbattuti nei resti di un ninfeo dalle volte colorate blu


ROMA - Rimasto sconosciuto fino ai nostri giorni, è stato incredibilmente ritrovato nella provincia di Roma, in una zona sul Fosso della Fiora al confine tra il comune di Manziana e di Bracciano, il Caput Aquae dell'acquedotto di Traiano, ovvero la prima sorgente del percorso attorno al lago di Bracciano dell'acquedotto inaugurato nel 109 d.C. per servire la zona urbana di Trastevere.

NINFEO CON VOLTE BLU - A fare la scoperta, due documentaristi inglesi, Michael e Ted O'Neill, impegnati in una ricerca sugli acquedotti romani, che si sono imbattuti nei resti di un ninfeo con straordinarie volte colorate in blu egizio. E l'importanza del ritrovamento è confermata dall'archeologo Lorenzo Quilici, professore di topografia antica all'università di Bologna, che definisce il ninfeo «stupefacente». Coperto da una grotta artificiale che accoglieva una cappella della Madonna, risistemata agli inizi del Settecento dai principi Odescalchi - anticipa Quilici che il 28 gennaio illustrerà la scoperta insieme con Michael e Ted O'Neill in una conferenza stampa a Roma - è venuto fuori un monumento «che si è rivelato un ninfeo, costruito all'origine delle prime sorgenti dell'acquedotto», un monumento straordinario, dice il professore, «che possiamo paragonare al Canopo di Villa Adriana o al Ninfeo di Egeria nel Triopo di Erode Attico sull'Appia Antica.

CANALI PERCORRIBILI - Si tratta, racconta Quilici, «di una cappella centrale dedicata al dio della sorgente o alle ninfe, che si approfondisce ai lati in due bacini coperti da straordinarie volte ancora colorate in blu egizio che, alla base, con un ardito sistema di blocchi messi a filtro, accoglievano l'acqua in due laghetti, dai quali partiva il canale dell'acquedotto». Le strutture, alte fino a 8-9 metri, sono realizzate, spiega il professore, »in opera laterizia e in opera reticolata assai raffinata e gli ambienti, con le volte a botte e a crociera, i pozzi, i cunicoli di captazione che vi si convergono, il canale che principia l'acquedotto sotterraneo sono oggi tutti percorribili perchè privati dell'acqua».

LE RADICI DELL'ALBERO DI FICO - Entrarvi al momento è un'avventura, raccontano Michael e Ted O'Neill, padre e figlio, documentaristi per la MEON HDTV Productions, perchè il luogo, che si trova all'interno di una piccola proprietà dove si allevano maiali, è incolto e soprattutto coperto da un gigantesco albero di fico che con le sue radici scende fino al più profondo del ninfeo, minandone tra l'altro la struttura. Fatica ricompensata però, secondo Quilici, «dall'emozione di accedere a un monumento rimasto segreto per secoli e straordinario nella sua architettura».

LE MONETE CON IL DIO FLUVIALE - L'acquedotto di Traiano è stato il penultimo in ordine di tempo degli undici grandi acquedotti che rifornivano Roma antica. Inaugurato nel 109 d.C, è rimasto praticamente sempre in funzione. All'inizio del Seicento Paolo V lo fece restaurare. L'acquedotto papale prendeva però l'acqua dal lago di Bracciano, come fa ancora all'incirca il condotto attuale, mentre l'acquedotto romano captava lungo il suo percorso le acque delle sorgenti che alimentavano il bacino. Per celebrare la sua opera, Traiano fece coniare anche delle monete sulle quali è raffigurata l'immagine semisdraiata di un dio fluviale sotto un grande arco affiancato da colonne. Per secoli si è creduto che l'immagine rimandasse alla mostra d'acqua che l'imperatore avrebbe costruito sul Gianicolo, anticipando di 1500 anni il fontanone di Paolo V. Ma forse - è l'ipotesi suggestiva degli O'Neill - quello raffigurato sulla moneta è proprio il ninfeo grotta di Bracciano, che ora, è la speranza di Ted e Michael che per questo si sono rivolti alla soprintendenza, dovrebbe essere studiato e restaurato. (Fonte Ansa)


23 gennaio 2010

giovedì 7 gennaio 2010

CORSERA/ANCORA LE SKIFIDOL.SEQUESTRO E PERPLESSITA'

Può creare gravi danni alle vie respiratorie se ingerita o inalata
Dopo le figurine, sequestrata anche
la gelatina puzzolente Skifidol slime
Il provvedimento del ministero della Salute sollecitato dalla Procura della Repubblica di Modica

Gli Skifidol slime
MODICA (Ragusa) – Non si può rimuovere con pinze o uncini chirurgici ed è trasparente al punto da risultare invisibile alle radiografie, ma può creare gravi danni alle vie respiratorie. Per questo motivo va immediatamente ritirata dal mercato. Linea dura del ministero della Salute che ha ordinato ai carabinieri del Nas di sequestrare su tutto il territorio nazionale i barattolini della gelatina puzzolente Skifidol slime. Uno dei prodotti distribuiti in Italia dalla Gedis edicola di Milano che basano il loro successo tra i bambini proprio sull’odore ributtante.

SKIFIDOL - Già nel marzo scorso analoga sorte era toccata, ma solo in Piemonte, alle figurine skifidol che sprigionano odori nauseabondi come vomito, escrementi e uova marce nel momento in cui vengono grattate. In quel caso l’allarme era scattato dopo che gli alunni di una scuola elementare di Torino avevano accusato malessere e bruciori agli occhi, inducendo il pm Raffaele Guariniello a disporre il sequestro cautelativo delle figurine incriminate. Ora è il turno della gelatina denominata Skifidol slime, che non preoccupa tanto per la sua tossicità quanto per la possibilità, se ingerita o inalata, di creare gravi danni alle mucose nasali e alle prime vie respiratorie. Il provvedimento del ministero della Salute è stato sollecitato dalla Procura della Repubblica di Modica che si è appellata al Codice del consumo del 2005. Circa un anno fa la Guardia di finanza di Pozzallo, sempre in provincia di Ragusa, aveva avviato un’indagine sulla gelatina puzzolente e trasmesso gli atti alla Procura di Modica che aveva chiesto una perizia per accertarne il grado di pericolosità. I consulenti hanno stabilito che «il prodotto si può rompere in piccoli pezzi che è molto facile ingerire o introdurre nel naso». In quel caso «c’è il pericolo di gravi danni alle vie respiratorie in quanto la rimozione della gelatina è molto difficoltosa perché non è afferrabile con pinze o uncini e potrebbe dunque provocare un’insufficienza respiratoria di non facile risoluzione». Oltre al fatto che «la sostanza è poco visibile anche con esame radiologico».

RISCHI - Il procuratore di Modica Francesco Puleio aveva già chiesto il sequestro penale dello Skifidol slime. Ma la richiesta era stata respinta dal Gip che ha ritenuto l’avvertenza sul barattolo che il prodotto non può essere utilizzato da bambini di età inferiore ai 3 anni sufficiente a tutelare i piccoli consumatori. Nonostante ciò la Procura non si è arresa e ha fatto appello alle norme del Codice del consumo sollecitando l’intervento del ministero della Salute che alcuni giorni fa ha disposto un sequestro di tipo amministrativo. Le spese per il ritiro e la distruzione della gelatina puzzolente saranno a carico delle ditte che importano e commercializzano il prodotto. Inoltre per i barattoli già acquistati, il ministero ha previsto che «si provveda al richiamo avvisando inoltre i consumatori sul grave rischio connesso all’inalazione o ingestione mediante cartellonistica o altri metodi ritenuti efficaci».

L'AZIENDA - Da parte sua la Gedis contesta il provvedimento del Ministero della Salute ed ha inviato delle note in cui sostiene che «il prodotto non è più in commercio dalla scorsa estate». Inoltre il responsabile della società Maurizio Corti avanza «seri e preoccupanti dubbi sulla perizia che ha dato luogo al provvedimento, perizia proveniente da un non ben precisato otorinolaringoiatra che aveva già ricevuto un netto diniego dal Gip di Modica». E aggiunge: «Da parte nostra siamo assolutamente tranquilli perché il prodotto Skifidol Slime è stato testato da due autorevoli laboratori che ne hanno certificato l’assoluta non pericolosità. A fronte di milioni di pezzi venduti nel corso dello scorso anno, non si è verificato un solo caso di qualsivoglia danno ai consumatori».

Alfio Sciacca
07 gennaio 2010

lunedì 4 gennaio 2010

Giovani e lavoro, nasce Opportunity

Un gioco per una nuova cultura del lavoro fondata sul Vangelo
Si chiama Opportunity ed è un gioco da tavolo nato dalla passione di alcuni Animatori di Comunità impegnati nel Progetto Policoro promosso dall’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro, dal Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Cei, dalla Caritas Italiana in collaborazione con la Cooperativa Il Segno di Fuscaldo, in provincia di Cosenza. Il gioco coniuga l’annuncio fraterno del Vangelo di Gesù, la passione solidale per una nuova cultura del lavoro, la sfida cooperativa del mettersi insieme per fare impresa. Ulteriori informazioni sono disponibili nel sito internet www.progettopolicoro.it ma soprattutto su www.opportunitygame.it.