lunedì 25 agosto 2008

DIBATTITO SCUOLA/DA "AVVENIRE"


Pubblichiamo un commento di Giuseppe Savagnone pubblicato su Avvenire il quale interviene sul dibattito in corso sulla scuola, la sua qualità, le speranze e i problemi di sempre.


SUL DIBATTITO APERTO DA GALLI DELLA LOGGIA

Le tre frontiere del mondo della scuola

GIUSEPPE SAVAGNONE

I l recente editoriale di Galli della Loggia sulla scuola merita, per diverse ragioni, di essere ripreso. In primo luogo, perché denunzia senza mezzi termini «il disinteresse, venato di disprezzo», con cui la nostra classe dirigente, «a cominciare dalla classe politica», tratta ormai da anni la scuola pubblica (non solo quella statale!), disinteresse di cui i tagli previsti nell’ultima Finanziaria sono un’ulteriore testimonianza. In secondo luogo, perché chiarisce, una buona volta, che il problema non è solo di ordine tecnico-funzionale e non si rivela, perciò, tanto nelle graduatorie internazionali di rendimento degli alunni, quanto nella incapacità della nostra scuola di «alimentare in chi la frequenta alcun amore o alcun rispetto, alcuna gerarchia culturale». Essa infatti, nota giustamente Galli della Loggia sul 'Corriere della Sera', «non è solo un sistema per impartire nozioni», ma deve esprimere, attraverso queste, «un’idea, una visione generale del mondo». Il terzo merito dell’editoriale di Galli è di evidenziare l’importanza della tradizione. Dove per «tradizione» non deve intendersi, ovviamente, soltanto il passato, ma la capacità di rapportarsi a quest’ultimo per leggere il proprio presente e progettare il futuro. «Riapropriarsi di questo passato e della propria tradizione per ritrovarsi: questo è il compito urgente». Da anni andiamo scrivendo su queste colonne che il venir meno di un orizzonte di valori condivisi ha trasformato la nostra scuola in un gigantesco supermarket, in cui le nuove generazioni non vanno più a cercare piste per recuperare un senso alla propria vita persona e sociale, ma soltanto prodotti funzionali a una logica consumistica, messi in vetrina nei vari 'progetti' offerti dai singoli istituti. Vale per gli studenti come per i docenti la constatazione che al progressivo potenziarsi e affinarsi degli strumenti sembra corrispondere un proporzionale eclissarsi della ricerca dei fini. Il vuoto valoriale oggi investe, in primo luogo, gli educatori, rendendoli incapaci di trasmettere a figli e ad alunni un messaggio di senso che essi stessi non hanno. Dove non siamo molto d’accordo con l’analisi di Galli della Loggia è invece sul fatto che il cuore del problema sia nello smarrimento dell’idea di una comunità nazionale, «dell’idea d’Italia». Questo ci sembra, piuttosto che la causa ultima, l’effetto di una crisi più profonda. Perciò non riteniamo che l’urgenza emergente sia quella di «ricostituire culturalmente il rapporto centro-periferia e Nord-Sud», come vorrebbe Galli, ma di ridare unità alle persone superando le scissioni e la frantumazione che la post-modernità ha favorito. Senza considerarle esaurienti, indicheremmo, in questa direzione, tre frontiere su cui la scuola oggi deve misurarsi: il superamento della scissione tra esperienze del passato, spesso presentate a scuola come ammirevoli fossili, ed esigenze esistenziali del presente; il superamento della scissione tra la cultura umanistica e quella scientifico-tecnologica, attualizzando la prima e dando un’anima alla seconda; il superamento del dualismo tra l’affermazione dei diritti dell’individuo, con la corrispondente ricerca di autorealizzazione, e le responsabilità verso il bene comune, implicite una cittadinanza degna di questo nome. Ma per operare queste sintesi e le tante altre oggi richieste (anche quella tra Nord e Sud!), è necessario che la scuola torni a essere un laboratorio culturale e che i docenti, invece di esserne i commessi, vedano finalmente valorizzato il loro ruolo creativo e la loro dignità professionale. Solo un sistema d’istruzione che valorizzi i professori sul piano economico e sociale, attirando i migliori all’insegnamento e valutandoli (con severità) in base a preparazione e capacità educativa, può risorgere. Su questo Galli della Loggia non dice. Per quanto ci riguarda, siamo convinti che si tratti di un passaggio cruciale, se si vuole che denunzie e progetti trovino attuazione nella realtà.